Lu scaccia crucchje
Fino a pochi anni fa resisteva nei paesi della Val Vibrata un singolare rito denominato “Lu scaccia crucchje”.
Il rito, già da tempo scaduto a gioco, ma praticato dai contadini della Valle, fino agli anni ‘50-‘60, consisteva nel riunirsi in gruppo e girare per la campagna durante la notte tra l’ultimo di febbraio e il primo di marzo.
Frotte di fanciulli giravano per i viottoli di campagna, accompagnati dai clangori, prodotti da strumenti vari: fiasche di latta battute a mò di tamburo, tabelle, come lu strakkulastrà e le raganelle, li kerrekè, usate durante la Settimana Santa, ecc. per intercalare una strofa che ha tutto il sapore di uno scongiuro.
Krucchj’a ffratte, Krucchj’a ffratte,
ka demà è lu prème de marze:
ddòve te trove, jè t’ammazze!
Krucchje cquà, krucchje llà,
tutte li krucchje lla Fflavejà! (Flaviano)
tutte li krucchje lla Ggselà! (Gesilao)
Il rito, con modalità più o meno identiche e con varianti dello scongiuro, modellato a seconda dei vari dialetti, lo troviamo diffuso in tutti i paesi del comprensorio della Val Vibrata: Sant’Egidio, Ancarano, Torano Nuovo, Nereto, S.Omero, Corropoli, Controguerra, Tortoreto, Colonnella, ecc., e consisteva nello scacciare li krucchje, ossia i topolini di campagna invitandoli ad invadere i campi del vicino.
L’animaletto scacciato dai clangori e dallo scongiuro appartiene ad una delle tante specie di Arvicole, roditore di piccole dimensioni, voracissimo e di una forte prolificità, il tanto comune sorcio di campagna.
Indubbiamente le arvicole dovevano essere presenti in gran numero nella Val Vibrata, data la fertilità della contrada.
Via via il rito “skaccìa krucchje” venne lentamente abbandonato e, ultimamente, ricopriva la funzione socializzante, tipica dei giochi dei bimbi e delle feste “rionali”.